Quasi tutti sono d’accordo nel definire il volontariato un’attività utile e benefica, per se stessi e per
gli altri. Molte di queste persone però non ritengono il volontariato un’esperienza utile per trovare
lavoro, tanto che se lo fanno lo omettono dal proprio curriculum. Se siete in questa categoria
sappiate che state facendo un grosso errore.
Perché il volontariato interessa ai recruiter
I recruiter sono molto interessati alle esperienze di volontariato, per due principali motivi. Il primo è
che facendo volontariato si acquisiscono delle competenze. Dal momento che quando si citano delle
competenze nel CV è sempre bene spiegare come le si hanno acquisite, se questo è avvenuto grazie
al volontariato è un ottimo motivo per inserirlo tra le proprie esperienze. In secondo luogo, una
persona che sceglie di fare volontariato durante il proprio tempo libero è una persona generosa,
attiva e a cui non piace stare con le mani in mano: tutte caratteristiche molto apprezzate in ogni
genere di professione. In altre parole, un’esperienza di volontariato può aiutare a distinguervi da
altri profili simili al vostro.
Come inserire il volontariato nel proprio CV
Una volta compreso perché è utile inserire il volontariato nel vostro curriculum, proviamo a capire
come farlo. Innanzitutto, è fondamentale ricordare le due regole auree del CV: il curriculum deve
essere breve (idealmente una pagina sola) e va adattato a seconda di chi lo riceve. Questo vale
anche per il volontariato. Pertanto, se avete poca esperienza lavorativa avete lo spazio per
dilungarvi un po’, al contrario se lo spazio che vi rimane è poco, inserite solo le esperienze di
volontariato che possono essere più interessanti per il datore di lavoro. Quali sono? Quelle più
simili al lavoro per il quale vi state candidando oppure quelle in cui avete acquisito le competenze
che per lo stesso vi rendono adatti.
All’interno del CV poi, potete valutare se inserire una sezione “volontariato” oppure se preferite
mettere direttamente queste esperienze insieme alle attività retribuite. Non c’è una regola fissa:
l’importante è chiarificare cosa sia volontariato e cosa no. In generale, per quanto il volontariato sia
utile e apprezzabile, in un curriculum ha comunque meno valore di una professione, dunque il
suggerimento è quello di dedicargli meno spazio.
In conclusione
Negli ultimi anni i ritmi di lavoro sono spesso diventati insostenibili. Questo, specialmente se
sommato a situazioni familiari o personali difficili, può portare a situazioni di burnout, che
inficiano pesantemente la nostra qualità della vita. Se questo succede il primo passo è rendersene
conto e comunicarlo anche sul posto di lavoro. Un buon datore di lavoro sa che un dipendente
con sindrome da burnout non è (e non certo per sua colpa) un dipendente produttivo, e ha dunque
tutto l’interesse affinché la situazione migliori. Con l’aiuto di specialisti e di uno stile di vita
migliore, è possibile ritornare alla normalità.
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