Negli ultimi anni, è sempre più frequente sentire parlare di mobbing. Ma di cosa si tratta
esattamente? Perché è importante parlarne? Quali strumenti esistono per contrastarlo?
Che cos’è il mobbing
È bene sapere che non esiste una definizione accettata di mobbing. Secondo una sentenza del
Tribunale Federale svizzero del 2010 viene definita mobbing la “persecuzione psicologica che viene
esercitata sul posto di lavoro da parte di colleghi o di superiori, allo scopo di provocare il
licenziamento di una determinata persona o di indurla alle dimissioni”. I giudici di Losanna
proseguono esplicando il mobbing come “una concatenazione di parole, dicerie e/o atti ostili,
ripetuti di frequente su un lungo periodo, con i quali si tenta di isolare, emarginare e financo
escludere una persona dal suo posto di lavoro. La vittima è spesso posta in una situazione tale per
cui ogni atto considerato singolarmente può anche apparire sopportabile, mentre nell’insieme dei
vari comportamenti conduce a una significativa destabilizzazione della sua personalità”. Perché si
possa parlare di mobbing dunque, è necessario che le molestie siano frequenti e reiterate nel tempo,
sebbene anche un singolo episodio non sia da sottovalutare.
Le leggi contro il mobbing
Al momento in Svizzera non esiste una legge specifica contro il mobbing. Questo non significa però
che non esistano strumenti per combattere questo fenomeno. Innanzitutto l’articolo 328 del Codice
delle Obbligazioni prescrive che “i datori di lavoro devono adottare le misure necessarie per tutelare
l’integrità personale dei propri dipendenti”. Tra queste misure sono incluse anche quelle di
attenzione contro il mobbing.
La legge poi prevede che, qualora sia provata l’azione di mobbing contro una persona, questa abbia
il diritto di rifiutarsi di lavorare previo avvertimento se il datore di lavoro non adottasse misure per
contrastarlo o queste fossero insufficienti, di chiedere risarcimenti per danni fisici e morali, di
richiedere la risoluzione immediata del rapporto di lavoro e, in caso di licenziamento in seguito a un
calo delle prestazioni dovuto al mobbing, di impugnare tale disdetta in quanto abusiva.
Cosa fare se ci si ritiene vittima di mobbing
Come abbiamo già evidenziato, per poter parlare di mobbing è necessario che gli atti vessatori siano
frequenti, prolungati nel tempo e commessi con l’obiettivo di provocare il licenziamento o di
indurre alle dimissioni. Se si verificassero queste condizioni, la prima cosa da fare è cercare di
risolvere i problemi attraverso il dialogo, con i colleghi, i superiori o con una persona preposta in
azienda. Qualora ciò non fosse possibile o non avesse successo, allora è bene annotare tutti gli
episodi di mobbing, indicando data e testimoni: questo verrà utile al momento di provare di aver
ricevuto atti vessatori.
Importante è poi informare per iscritto il datore di lavoro, che una volta ricevuta una simile
comunicazione è obbligato per legge a intervenire. Se malauguratamente neanche questo dovesse
far fermare le azioni di mobbing è allora opportuno rivolgersi al Tribunale Cantonale Civile.
In conclusione
Il mobbing è una questione seria. Non si può sottovalutare l’impatto psicologico di vivere ogni
giorno in un ambiente pesante, offensivo e teso a provocare una reazione negativa da parte di una
persona. Pertanto negli ultimi anni c’è una maggiore attenzione a questo tema e una maggiore
pubblicizzazione dei diritti e delle possibilità di chi ritiene di esserne vittima. Da tempo si discute se
possa essere necessaria una legge specifica a livello federale sul mobbing. Per quanto gli attuali
strumenti siano utili e funzionali, potrebbe in effetti essere un elemento di maggiore chiarezza avere
un unico testo di riferimento.
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