Molto spesso si sente parlare di cosa cerchino oggi le aziende dai giovani: competenze digitali,
velocità, lingue straniere…solitamente nell’elenco ci sono queste competenze. Molto più
infrequente è invece sentire quali siano le aspettative dei giovani usciti dalle università che iniziano
ad affacciarsi al mondo del lavoro.
Emotional appeal
Oggi il mercato del lavoro è differente rispetto a qualche decennio fa. C’è più flessibilità e più
esternalizzazione dei servizi. Questo non è visto necessariamente male dai giovani, che secondo le
ricerche hanno nella flessibilità una delle loro priorità: cambiare spesso lavoro, magari anche Paese,
evitando la noia (ma anche le sicurezze) di un impiego a lungo termine sembra essere una scelta di
vita per molti ragazzi della Generazione Z. Per lo stesso motivo, è frequente che i neolaureati siano
interessati a poter svolgere il lavoro almeno in parte da remoto: lo smart working è entrato nelle
loro vite durante la pandemia e ne hanno compreso appieno le potenzialità.
Altra caratteristica che differenzia questa generazione da quelle che l’hanno preceduta risulta essere
un’attenzione maggiore ai valori aziendali, il cosiddetto “emotional appeal”. In particolare, i
giovani svizzeri (ma non solo) sono molto interessati alle misure messe in atto per ridurre l’impatto
ambientale: secondo un recente sondaggio, per il 50% degli svizzeri tra i 18 e i 26 anni, il
cambiamento climatico è la preoccupazione numero uno. Questa percentuale sale ulteriormente tra i
giovani laureati.
Un altro tipo di approccio
Sarebbe sbagliato però descrivere la generazione che si affaccia oggi al mondo del lavoro solamente
come dei sognatori che sperano di salvare il mondo. L’essere cresciuti passando di crisi in crisi
(prima quella post 11 settembre 2001, poi quella del 2008/2009 e infine quella pandemica:
raramente se ne sono viste così tante e così serie in pochi anni) fa sì che la generazione Z non sia
indifferente al tema della sicurezza economica. Lo stipendio risulta essere il principale parametro
nella scelta dell’impiego dei giovani, così come giocano un ruolo importante le prospettive di
crescita.
Più peculiare di questa generazione è invece l’interesse per una struttura aziendale più orizzontale:
sempre più giovani sono interessati a capire se possono avere interazione con i dirigenti, rendendo
più facile per loro avere un impatto nell’azienda. Questo potrebbe essere legato al fatto che in molte
università c’è un rapporto più stretto e meno gerarchico con i professori molto apprezzato tra gli
studenti, che in molti casi vorrebbero ripeterlo sul posto di lavoro.
In conclusione
Cuochi, barman e pizzaioli sono mestieri molto richiesti e ben pagati in Svizzera. Lo stipendio si
aggira tra i 3 e i 4mila franchi al mese, con un contratto di 42 ore settimanali e 5 settimane di ferie
pagate all’anno. Oltre ai requisiti menzionati sopra, in Svizzera sono spesso richieste le lingue. Se
per un ruolo in Canton Ticino spesso è sufficiente l’italiano, nel resto del Paese sono richiesti
tedesco o francese, quando non entrambi. La lingua inglese poi è sempre utile, specialmente nelle
aree a maggiore vocazione turistica.
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