Cercare lavoro e non trovarlo è una sensazione terribilmente frustrante. È facile sentirsi inutili,
inadatti, abbattuti e magari perdere la speranza. Superata questa fase però, è utile chiedersi quali
sono i motivi che ci bloccano nel trovare lavoro. Normalmente i problemi sono di tre tipi: di
competenze, di strategia e psicologici.
Specializzazioni e competenze
A volte il problema è crudo e semplice: il vostro profilo viene regolarmente scartato perché è poco
compatibile con le richieste del mercato. È dunque necessario colmare le vostre lacune, imparando
magari le basi di una lingua o acquisendo quelle competenze digitali che sono sempre più ricercate
dai datori di lavoro. In alternativa può essere che il vostro sia un profilo troppo generico e non
specializzato: può essere utile allora fare un corso oppure acquisire delle competenze facendo
volontariato, che peraltro è un’attività sempre molto apprezzata dai recruiter nei CV.
Gli errori strategici
E a proposito di CV, a volte si fa fatica a credere quanto sia frequente che si perdano opportunità di
lavoro per errori banali nei curricula. Refusi, sviste ortografiche e disordine a livello grafico sono il
modo migliore per far passare i recruiter al profilo successivo. I curriculum poi vanno sempre
adattati al lavoro per il quale ci stiamo candidando: non tutti i datori di lavoro cercano le stesse
cose, e alcune vostre caratteristiche o competenze possono essere per loro più o meno interessanti.
Ma quelli di CV non sono gli unici errori di strategia: un altro classico arriva al momento del
colloquio, in cui molte persone si mostrano interessate solo allo stipendio e non si sono in alcun
modo preparate sull’azienda per la quale chiedono di lavorare. Spesso questo avviene perché si
risponde agli annunci senza criterio, solo per “fare numero”: i recruiter se ne accorgono
velocemente e tendono a scartare questi profili. Altri errori frequenti sono la mancanza di referenze
e di lettere di presentazione (che sono invece sempre apprezzate) e una presenza online assente o
peggio ancora negativa, come con indirizzi e-mail non professionali. A volte bastano piccole
attenzioni per poter quantomeno competere per un posto di lavoro.
problemi psicologici
A volte il problema però è più insidioso, perché è dentro noi stessi. Gli insuccessi possono portare a
scarsa autostima, insicurezza e pessimismo e a smettere di cercare lavoro, per la paura di non
farcela. In questo caso può essere utile farsi aiutare, magari da un amico o un’amica passati prima di
voi nella vostra situazione e che sono riusciti a trovare lavoro o, nei casi più seri, da degli
specialisti. A volte basta un piccolo aiuto per togliere la nebbia dalla nostra mente che rende
difficile vedere quali siano i nostri obiettivi.
In conclusione
Negli ultimi anni i ritmi di lavoro sono spesso diventati insostenibili. Questo, specialmente se
sommato a situazioni familiari o personali difficili, può portare a situazioni di burnout, che
inficiano pesantemente la nostra qualità della vita. Se questo succede il primo passo è rendersene
conto e comunicarlo anche sul posto di lavoro. Un buon datore di lavoro sa che un dipendente
con sindrome da burnout non è (e non certo per sua colpa) un dipendente produttivo, e ha dunque
tutto l’interesse affinché la situazione migliori. Con l’aiuto di specialisti e di uno stile di vita
migliore, è possibile ritornare alla normalità.
Corso San Gottardo 73
CH - 6830 Chiasso
Tel
+41 91 695 16 00
Fax +41 91 695 16 09
© 2025 APA Solutions SA. Tutti i diritti riservati | Sito web by ZIP.ch SA | Informativa sulla protezione dei dati