“L’avversario che ciascuno ha nella propria testa è più forte di quello che sta dal lato opposto della
rete”. Il coaching nasce con il tennis, il più mentale degli sport. Il padre della disciplina Timothy
Gallwey era infatti un allenatore di tennis ed era convinto che nei suoi giocatori ci fosse un grande
potenziale, limitato dalle interferenze esterne. Questo concetto fu approfondito nel libro “The Inner
Game of Tennis” del 1974, che vendette più di due milioni di copie. Dopo aver applicato il suo
metodo in ambito sportivo, Gallwey lo trasportò anche in altri ambiti, da quello professionale
(business coaching) a quello della crescita personale (life coaching).
Come funziona il coaching
Il coaching parte da un’operazione quasi matematica. La prestazione è la differenza tra il potenziale
e le interferenze esterne, che limitano il primo.
Prestazione = potenziale – interferenze
Scopo del coaching è dunque duplice: da una parte sviluppare il potenziale, dall’altra limitare le
interferenze. Prima di spiegare la metodologia utilizzata, è importante evidenziare come il coaching
lavora per obiettivi (formulati dal cliente, eventualmente con l’aiuto del coach) e non è paragonabile
a psicoterapia o simili, perché non si occupa della cura di disturbi psicologici o di problemi
specifici, ma dello sviluppo di talenti e potenzialità, a vantaggio di una competenza da sviluppare o
di un risultato da conseguire.
Quella tra cliente è coach è definita “relazione facilitante”, una collaborazione volta a conseguire un
obiettivo. Il coach non dà consigli né ambisce a trasformare il cliente: lo accompagna, tramite
metodi maieutici di socratica memoria, nella ricerca di una più ampia dimensione di
consapevolezza, a supporto di una nuova capacità di scelta autonoma.
Il metodo più utilizzato nel coaching è il G.R.O.W, le cui iniziali formano la parola inglese
“crescita”. È stato ideato da John Withmore, l’altro padre della disciplina insieme a Gallwey, e aiuta
a strutturare meglio l’interazione tra coach e cliente per aumentare la probabilità di una
comunicazione di successo.
G per la definizione degli obiettivi, a breve e lungo termine
R per realtà: registrare la situazione attuale
O per opzioni: identificare e valutare le diverse strategie
W per forza di volontà: cosa vuoi ottenere? Ed entro quando?
La durata del coaching è flessibile, ma normalmente è a breve o medio termine, in modo da
adeguare gli step alle diverse esigenze individuali. Per fare ciò, è indispensabile che tra coach e
cliente si crei un rapporto di fiducia. Applicato al mondo del lavoro (business coaching), la
disciplina ha per obiettivo il miglioramento della performance e il conseguimento di obiettivi
concreti all’interno del proprio contesto operativo, oltre ad aiutare ad avere una visione del futuro e
della propria volontà di autorealizzazione più chiara.
In conclusione
Il coaching è un’importante opportunità di crescita lavorativa. Gli studi dimostrano che le aziende
che hanno deciso di avvalersene hanno avuto miglioramenti dal punto di vista della produttività e
delle relazioni con i clienti e tra colleghi. A livello personale invece può essere un aiuto importante
per migliorare le proprie performance, lavorative e non, e per comprendere meglio i propri obiettivi.
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