Oltre a essere un passatempo sempre più popolare, quello dei videogame è un mercato in grande
espansione. Il boom è avvenuto durante il lockdown: private della possibilità di trascorrere il
proprio tempo libero all’aperto, molte persone hanno scoperto questo tipo di divertimento
domestico. E se alcuni sono tornati a svagarsi fuori di casa, non sono pochi quelli che si sono
affezionati al gaming e hanno continuato a giocare anche dopo la fine della fase più acuta della
pandemia.
Cosa fa il game designer
Le aziende produttrici di videogame hanno avuto ricavi molto importanti e con essi è arrivata la
possibilità di ampliare il proprio organico. Tra le figure più ricercate c’è quella del game designer.
Ma di che cosa si occupa questa risorsa? Il game designer è un po’ come il narratore in un romanzo:
concepisce il gioco nel suo complesso, immagina storie e personaggi e sviluppa le dinamiche al fine
di offrire al giocatore la migliore esperienza possibile.
Per fare questo il game designer non lavora da solo. Nelle aziende di videogiochi lavorano team di
tecnici, grafici e programmatori, che hanno l’obiettivo non sempre semplice di tradurre in realtà la
sua creatività. Quest’ultima non può ovviamente mancare tra le soft skills del mestiere, così come la
capacità di lavorare in gruppo e la gestione del tempo e delle responsabilità.
Come diventare game designer
Ma oltre alle soft skills, cosa serve per diventare game designer? La verità è che non esiste un
percorso prestabilito. Alcune competenze tecniche sono necessarie. L’utilizzo di software
conosciuti e di uso comune come Photoshop ad altri un pochino più specifici come Autodesk Maya
e Unreal Engine rimane la base del mestiere, dunque la capacità di usarli è fondamentale.
Per quanto riguarda il percorso di studi, i game designer vengono dai background più diversi. Molti
possiedono lauree in ingegneria o scienze informatiche, ma non sono pochi quelli che hanno
studiato design o materie umanistiche: la conoscenza della storia e della letteratura può essere molto
utile per la creazione della trama di un videogioco.
Si può anche non frequentare un percorso universitario tradizionale e optare per un corso specifico
per game designer, dove insegnano a utilizzare i software necessari e che rilasciano un attestato
riconosciuto. Questo attestato è senz’altro apprezzato dalle aziende, ma bisogna dire che non è
strettamente necessario. Spesso infatti i datori di lavoro di questo ambito guardano maggiormente al
portfolio e ai progetti già completati che al percorso di studi. Il consiglio è dunque quello di
“sporcarsi le mani” provando a progettare qualcosa, anche non di troppo complesso e ispirato a
giochi già esistenti. Infine, l’ultima condizione necessaria è un’ottima conoscenza della lingua
inglese, che è la lingua franca anche nel mondo del gaming.
In conclusione
La prospettiva di diventare game designer affascina un gran numero di appassionati di videogiochi
in tutto il mondo, perché consente di trasformare la propria passione in un lavoro. La concorrenza
però è tanta e non si può pensare che per diventare game designer basti essere un esperto di
videogiochi. La creatività e la capacità di programmare e sporcarsi le mani sono i primi ingredienti
per trasformare un sogno in realtà.
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