Dopo due anni di pandemia, con centinaia di milioni di casi e quasi sei milioni di morti accertati, il Covid-19 fa un po’ meno paura. Da qualche mese la variante dominante è Omicron, più contagiosa delle altre ma anche portatrice di sintomi più blandi. Queste caratteristiche, insieme all’alto tasso di vaccinazione raggiunto almeno nei Paesi più avanzati, fanno ragionevolmente ben sperare per la prossima fine della pandemia, o quantomeno per la sua trasformazione in una sorta di influenza. La Svizzera ha pertanto deciso lo scorso 17 febbraio di abolire quasi tutte le restrizioni in vigore.
L’allentamento delle restrizioni Covid in Svizzera
Come negli altri Paesi europei, anche in Svizzera la diffusione della variante Omicron ha portato a un’esplosione dei casi, battendo ogni precedente record registrato. Tuttavia, nella Confederazione il sistema ospedaliero ha retto meglio rispetto alle precedenti ondate, il che ha consentito di avere delle restrizioni più blande rispetto ai mesi passati.
Nelle ultime settimane i casi sono in netta diminuzione. Il calo si è riverberato anche sulla pressione ospedaliera, il che ha consentito al governo federale di abolire la maggior parte delle misure anti-contagio. Non sono più necessari i certificati Covid per entrare in bar, ristoranti, attività del tempo libero ed eventi: il pass sanitario continuerà a essere rilasciato solo per viaggiare all’estero. Gli stranieri provenienti da Unione europea, Paesi AELS e Regno Unito non hanno più alcuna restrizione per l’ingresso in Svizzera. È stata abolita la quarantena per i contatti stretti dei positivi, mentre questi ultimi dovranno continuare a isolarsi per almeno cinque giorni. Questo rimane di fatto l’ultimo obbligo in vigore insieme a quello delle mascherine nei trasporti pubblici e nelle strutture sanitarie.
Il futuro
La direzione in cui sembra andare il Covid-19 è quella di una progressiva endemizzazione e stagionalizzazione, non rappresentando più un particolare problema per la sanità pubblica. Il Regno Unito per esempio ha iniziato a trattare la malattia come una normale influenza, con l’abolizione anche dell’obbligo di isolamento per i positivi. Bisogna però prestare attenzione alla possibilità di nuovi varianti. I bassi tassi di vaccinazione delle aree più povere del pianeta fanno sì che sia più semplice che possano registrarsi nuove mutazioni, come accaduto per esempio in India con la Delta o in Sudafrica con la Omicron. Se le nuove varianti riuscissero ad eludere il vaccino e non fossero intrinsecamente più blande come Omicron, il mondo tornerebbe a rischio. Per tale ragione, è necessario uno sforzo per vaccinare il maggior numero di persone nel mondo, specialmente nelle aree più svantaggiate
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